ottobre 05, 2013

MIGRAZIONI. Mare chiuso. La Corte Europea dei Diritti Umani condanna l'Italia






Tra maggio 2009 e settembre 2010 oltre duemila migranti africani vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla Marina e dalla Polizia italiana;  in seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, infatti, le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico, dove i richiedenti asilo non godevano di alcun diritto e la polizia esercitava indisturbata varie forme di abusi e di violenze. Non si è mai potuto sapere ciò che realmente succedeva ai migranti durante i respingimenti, perché nessun giornalista era ammesso sulle navi e perché tutti i testimoni furono poi destinati alla detenzione in Libia.

Per questi fatti il 23 febbraio 2012  la Corte Europa dei Diritti Umani ha condannato lo Stato Italiano stabilendo che il respingimento verso Tripoli operato dalle navi militari italiane costituisce violazione dell'art. 3(tortura e trattamento inumano) della Convenzione europea dei diritti umani, perché la Libia non offriva alcuna garanzia di trattamento secondo gli standard internazionali dei richiedenti asilo e dei rifugiati e li esponeva anzi ad un rimpatrio forzato. Inoltre la Corte ha condannato lo Stato italiano per violazione del divieto di espulsioni collettive e per non aver offerto alle vittime alcuna effettiva forma di riparazione per le violazioni subite.

Nel marzo 2011 con lo scoppio della guerra in Libia, migliaia di migranti africani sono scappati e tra questi anche i rifugiati etiopi, eritrei e somali che erano stati precedentemente vittime dei respingimenti italiani e che si sono rifugiati nel campo UNHCR di Shousha in Tunisia. Qui Stefano Liberti e Andrea Segre li hanno incontrati perché raccontassero in prima persona cosa vuol dire essere respinti. I loro racconti di grande dolore e dignità, ricostruiti con precisione e consapevolezza sono stati pubblicati nel documentario Mare Chiuso di cui il video soprariportato costituisce una presentazione.  Sono le testimonianze dirette che ancora mancavano sulle violenze e le violazioni commesse dall'Italia ai danni di persone indifese, innocenti e in cerca di protezione. Una strategia politica che ha purtroppo goduto di un grande consenso nell'opinione pubblica italiana.

mg 

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