luglio 31, 2017

TUNISIA. Approvata la legge integrale contro la violenza di genere





Il 26 luglio scorso il Parlamento Tunisino ha approvato all'unanimità la legge integrale contro la violenza di genereOggi il parlamento tunisino è composto dal 34% di donne.


Frutto delle battaglie e delle mobilitazioni che la società civile e i movimenti femminili hanno condotto durante tutto l’iter che ha portato alla sua approvazione questa legge implementa il principio di non discriminazione sancito dagli articoli 21 e 46 della nuova Costituzione, approvata il 26 gennaio 2014 dall'Assemblea Nazionale Costituente con un consenso quasi plebiscitario.

Si tratta di 43 articoli destinati a contrastare ogni forma di violenza (fisica, morale e sessuale) basata sul genere attraverso misure efficaci di prevenzionepunizione dei colpevoli e protezione delle vittime.

Sono previsti programmi di formazione per il personale medico affinché sia in grado di riconoscere valutare e prevenire casi di violenza. Sono altresì instaurati programmi specifici sul tema dell’uguaglianza di genere nel settore dell’insegnamento per il corpo insegnante nelle scuole.

Si prevede la necessità di predisporre case rifugio e servizi di sostegno legale e psicologico per le vittime di violenza.

La legge riconosce che il problema della violenza sussiste dentro e fuori le mura domestiche. Le donne potranno chiedere protezione dalle violenze del marito e dei familiari (ordini di restrizioni) come anche potranno sporgere denuncia per molestie in luoghi pubblici. Con la nuova legge i molestatori per la prima volta vengono multati.

Dopo un vero e proprio braccio di ferro tra progressisti e conservatori viene riscritto l’art. 227bis del codice penale che prevedeva il matrimonio riparatore cioè il “perdono” per gli stupratori in caso di matrimonio con la vittima.

Una norma questa dettata a salvaguardia dell’”onore della famiglia” a cui le giovani  difficilmente riescono a sottrarsi in quanto la violenza è uno stigma e un disonore che ricade sulla donna, non più vergine e destinata a restare nubile, anziché sul maschio delinquente. Di fatto in virtù di tale norma i giudici e la famiglia hanno sempre preferito "giungere a un accordo" col violentatore per  "evitare lo scandalo" piuttosto che punire.

Una norma che codice penale marocchino ha provveduto a cancellare già nel 2014, a seguito dello scalpore che suscitò nell'opinione pubblica la tragica morte di Amina, la sedicenne che si suicidò dopo che fu data in sposa al suo stupratore.

In Italia il “matrimonio riparatore” fu abrogato nel 1981.

Il nuovo articolo 227bis del codice penale tunisino cancella il matrimonio riparatore e prevede per chi abbia rapporti con una minore di 16 anni anche se consenziente la pena di 6 anni di carcere.

L’età della maturità sessuale al di sopra della quale si riconosce la validità del consenso viene elevata da 13 a 16 anni.


mg